Mascalcia

Flaccidità flessoria

Primavera è la stagione delle nascite dei puledri; chi ha fatto l'investimento economico e affettivo di scegliere uno stallone appropriato alla fattrice, mantenendo la fattrice in perfetta salute e prevenendo le malattie infettive con accurati schemi di vaccinazione, aspetta con ansia il momento tanto atteso di vedere il nuovo nato.

Anche allevatori con esperienza provano ancora una certa emozione davanti a questo miracolo della nuova vita rappresentato da 40-50kg di puledro tutto gambe che nel giro di mezz'ora è già capace di sgambettare in giro per il box e di dedicarsi alla sua attività preferita: poppare.

Il colostro (primo latte) assunto nelle prime 12-24 ore contiene gli anticorpi che conferiscono al puledro l'immunità contro le malattie infettive presenti nell'allevamento almeno fino a quando il sistema immunitario proprio del puledro è in grado di affrontare per conto suo la sfida di batteri e virus ambientali vari.
In questo meccanismo sta anche la ragione per la quale è buona norma portare le fattrici gravide nell'allevamento dove andranno alla monta nuova almeno 15 giorni prima del parto, permettendole di produrre anticorpi contro gli agenti infettivi (sempre all'agguato) presenti nel nuovo ambiente, anticorpi specifici che attraverso il colostro proteggeranno il neonato in quel particolare ambiente.

Alla nascita il peso del puledro raggiunge anche il 10% del peso vivo della sua madre con un apparato locomotorio ben sviluppato, già che in natura il puledro doveva essere in grado fin da subito di seguire la madre e il resto del branco o soccombere ai predatori.

Data la relativa gran mole del puledro e le costrizioni di spazio intrauterino nell'ultimo periodo della gravidanza non è raro però che alcuni puledri nascono con difetti d'appiombo. (vedesi La cura dei piedi e degli appiombi)

Questi difetti si possono dividere in anomalie flessorie: eccessiva contrattura o all'opposto flaccidita delle strutture tendinee e legamentose, e dall'altra parte deviazioni angolari: difetti d'allineamento dei diversi raggi ossei tra loro (per esempio gambe ad "X"). Tra i difetti neonatali più frequenti c'è senza dubbio la flaccidità flessoria che generalmente colpisce i posteriori; il puledro presenta i nodelli molti bassi, i pastorali quasi orizzontali con le punte degli zoccoli rialzati.

Le cause di questo difetto presente alla nascita non sono ben stabilite, presumibilmente sono in relazione alla posizione intrauterina del puledro e/o a particolari influenze ormonali.

Le conseguenze includono un'instabilità delle articolazioni del nodello e del piede con un'influenza negativa sui margini articolari; una sollecitazione eccessiva del legamento plantare sull'aspetto posteriore del garretto che può portare allo sviluppo di corba (ispessimento della faccia posteriore del calcaneo) e ulcerazioni dei glomi sovraccaricati a causa del mancato tono muscolare - tendineo.

Benchè in molti casi il difetto se moderato si risolve spontaneamente con il tempo, è comunque consigliabile intervenire entro pochi giorni dalla nascita per prevenire le conseguenze negative che possono compromettere la futura integrità dell'apparato locomotorio.

Il trattamento idoneo consiste da una parte in una gestione appropriata: errore frequente è il mancato esercizio fisico al quale il puledrino viene costretto quando insieme alla fattrice viene tenuto dentro per troppo tempo, senza possibilità di tonificare la sua muscolatura con l'esercizio. Magari in un box dove la lettiera è così abbondante che non trova mai un appoggio solido sotto i piedini. Per il puledro, l'esercizio fisico fuori in paddock è una cosa naturale e necessaria per il suo sviluppo armonico. Se tenuto dentro anche di giorno è consigliabile il mattino accumulare parte della lettiera ai lati e negli angoli del box per poi spargerla più uniformemente la sera. In questo modo durante le ore diurne il puledro trova un appoggio più solido sul fondo.

Il trattamento podologico dall'altra parte prevede l'applicazione di protesi incollate agli zoccoli che estendono indietro l'appoggio, (cosi dette estensioni plantari). Esistono delle scarpette appositamente studiate a questo scopo che hanno una cuffia che s'incolla allo zoccolo con l'aiuto di una colla epossidica.

L'uso di colle e resine è imposto dall'impossibilità di inchiodare senza rischio delle ferrature a piedini con parete così sottili come quella dei puledri neonati e richiede un'accurata preparazione della parete che deve venire irruvidita con la raspa da maniscalco o con carta vetrata e accuratamente sgrassata con etere, acetone o alcool.

Le protesi a cuffia non possono essere lasciate troppo a lungo sui piedini in rapido sviluppo perchè causerebbero una costrizione dello zoccolo a livello dei talloni, costrizione comunque passeggera. Nel neonato o puledro di pochi giorni il tempo massimo da lasciare le scarpette s'aggira in torno ai 8-10 giorni.

Un'altra tecnica che ha lo stesso effetto biomeccanico consiste nell'applicazione d'estensioni plantari realizzate in strisce d'alluminio dello spessore di 4-5 mm ai quali si forgiano delle barbette solide nella parte anteriore. Questi "ferri" in alluminio, che si possono lasciare più o meno lunghi in base alla gravità del caso, vengono poi fissati allo zoccolo con l'aiuto di particolari resine (generalmente metacrilati), che hanno un tempo d'indurimento di 6-10 minuti. L'uso di questa tecnica provoca minor restringimento ai talloni che l'uso di scarpette a cuffia, è comunque consigliabile togliere le protesi d'alluminio entro 15 giorni per effettuare un controllo e pareggiare gli zoccoli che crescono velocemente a questa età.

Anche con questa tecnica è importante la preparazione e pulizia dello zoccolo e della protesi. Se c'è mano d'opera qualificata l'applicazione delle estensione si può fare con il puledro non sedato in decubito nel suo box con qualcuno che tranquillizza la madre mantenendola in vista del suo puledro. Per togliere le scarpette a cuffia si può tagliarne la parte inferiore con l'aiuto del coltellaccio o con tenaglie da pareggio per infine raspare via la rimanente cuffia dalla parete.

Nel caso delle protesi in alluminio si deve raspare via la resina adiacente e ricoprente le barbette per poi piegarle in giù. Dopo il pareggio si valuta il soggetto che generalmente mostra un nettissimo miglioramento. Se necessario si può ripetere la ferratura di sostegno per un altro periodo analogo al primo ma senza tralasciare quelle indicazioni di gestione della lettiera e del "tempo libero".

Hans Castelijns D.V.M. - Certified Farrier
Medico Veterinario - Maniscalco

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