Mascalcia

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Mascalcia moderna nell'ambito della podologia equina

III. NUOVI MATERIALI

III. 2. Ferri in lega

Da lungo tempo in uso nelle piste di galoppo e trotto, è più recente invece il loro utilizzo come ferri “da sella” e come ferri terapeutici. Il loro pregio principale è la loro leggerezza conferita dall'alluminio, generalmente componente principale della lega utilizzata.
L'influenza del peso della ferratura sulla locomozione non solo si esplica in un maggior lavoro muscolare richiesto ad ogni accelerazione (propulsione) e decelerazione (appoggio) dell'estremità distale dell'arto, ma anche in un'alterazione della traiettoria che i diversi segmenti dell'arto descrivono e degli angoli che questi formano nella fase di sospensione; un aumento di peso aumenta la flessione dell'articolazione interfalangea, del nodello e radiocarpica [28, 49].
La misura dei chiodi, inoltre, è in relazione con il peso del ferro: ferri leggeri possono essere fissati con chiodi più piccoli e/o in minor numero, arrecando minor danno alla muraglia, fattore spesso limitante la frequenza con la quale possono essere ferrati i cavalli [3].
I ferri in lega hanno anche altre proprietà interessanti:

  • a) offrono una presa migliore su terreni duri o scivolosi (grip);
  • b) sono minori le vibrazioni ad alta frequenza generate al momento del contatto del piede con il suolo e trasmesse all'arto [45];
  • c) il loro più facile consumo permette un veloce modellamento della ferratura da parte del cavallo, facilitando lo stacco del piede nel punto più congeniale a quel particolare arto o permettendo un maggior consumo di una delle branche del ferro se questa corrisponde ad una parte del piede lasciata troppo lunga per errore d'interpretazione dell'appiombo. L'uso iniziale di un ferro di alluminio può essere utile per studiare le particolarità di un dato cavallo [50].

Queste proprietà diventano ancora più interessanti se si confrontano con quelle dei ferri di ferro, prestampati industrialmente, che hanno una maggiore durezza rispetto a quelli del passato, forgiati a mano da materia prima molto più “dolce”. Inoltre, sia per il procedimento di fabbricazione (tempera), che per l'alto contenuto di carbonio nella materia prima reperibile industrialmente, i ferri industriali, salvo rare eccezioni , sono diventati molto acciaiosi e perciò meno in grado di disperdere l'energia meccanica dell'impatto su terreni duri, molto scivolosi e di lento consumo.
Quest'ultimo fattore fa sì che l'adattamento del ferro a certe particolarità della conformazione del soggetto dipenda esclusivamente dall'interpretazione corretta del maniscalco (come per esempio la sbarchettatura applicata nel punto in cui avviene il basculamento del piede).
L'alluminio puro, però, inizialmente usato nell'allestimento di ferri è in genere talmente deformabile ed usurabile che richiede degli spessori e larghezza di binda notevoli, almeno per la realizzazione di ferri per cavalli da sella (cioè con intervalli minimi tra ferrature - 45 gg). Questo da una parte vanifica parzialmente il vantaggio di peso e dall'altra aumenta la lunghezza delle leve che vanno dall'orlo infero-esterno del ferro (spesso) al centro articolare interfalangeo-distale (fig. 25 e, f), analogamente a quanto avviene nel caso di uno zoccolo lasciato troppo lungo. Quando il materiale è troppo morbido, inoltre, si assiste alla formazione di solchi profondi nella faccia superiore del ferro a livello dei talloni, determinati dall'elaterio di questi ultimi (foto 6), solchi che, se eccessivi, ostacolano l'elaterio e causano un abbassamento della parte posteriore del piede sul ferro, compromettendo inoltre la solidità della ferratura. Per queste ragioni, è preferibile il ricorso a leghe di alluminio con altri metalli (p.e. magnesio) che conferiscono un miglior compromesso tra leggerezza e resistenza.

Foto 6
Foto 6
Le leghe attualmente usate hanno comunque un alto contenuto di alluminio, anche se all'inizio degli anni '90 negli U.S.A. si è sperimentato l'uso di titanio per la fabbricazione di ferri. Quest'ultimo materiale, che teoricamente presenta molti vantaggi (leggerezza, resistenza, alto punto di fusione), non ha avuto molto successo sia per il suo costo elevato, ma anche per la sua scarsa presa su terreni duri o scivolosi e per la sua bassa capacità di disperdere energia meccanica, che lo accomuna all'acciaio.
Essendo il punto di fusione dell'alluminio basso (660° C) e dato che non cambia colore riscaldandosi, i ferri di lega non si prestano bene al pareggio a caldo. Le leghe, inoltre, perdono ulteriormente in durezza nel processo di raffreddamento, soprattutto se questo è veloce, diventando eccessivamente malleabili. La loro saldatura, anche se possibile in forgia con l'uso di antiossidanti in polvere (borace) richiede normalmente saldatrici specifiche a getto di gas inerte (argon), raramente, visto il loro notevole costo, in dotazione del maniscalco ambulante.
Nella pratica tutte queste caratteristiche limitano le modifiche che il maniscalco può apportare al ferro di lega, come per esempio la fabbricazione di un ferro a cuore, e in conseguenza è stata l'industria specializzata a proporre la miriade di modelli e tipi attualmente disponibili.
In ortopedia il ricorso a ferri in lega trova soprattutto una giustificazione quando si ricorre a ferrature che altrimenti sarebbero molto pesanti: ferri molto coperti; ferri rialzati ai talloni; ferri ad uovo; pianelle; ferri ad uovo rialzati ai talloni (generalmente 3°); ferri a cuore; ferri a basculamento multidirezionale (fig. 28 a-g)
Fig 28a
Fig 28b
Fig 28c
a) Ferro molto coperto
b) Ferro rialzato ai talloni
c) Ferro ad uovo
Fig 28 d
Fig 28e
d) Ferro ad uovo rialzato ai talloni
e) Ferro a cuore
Fig 28f
Fig 28g
f) ferro a basculamento multidirezionale
Springtop©
g) ferro a basculamento mulitdirezionale
Equi+©
La Tabella 2 riporta alcuni dati comparativi tra ferri in ferro e in alluminio relativi al peso ed alle dimensioni.
La Tabella 3 riporta i meccanismi d'azione e le indicazioni profilattiche e terapeutiche di alcuni modelli di ferri in lega disponibili sul mercato.
Tabella 2
Tabella 2
Pesi approssimativi in grammi di alcuni ferri normali, profilattici o terapeutici in ferro ed in lega e loro dimensioni
Tabella 3
Meccanismi d'azione e indicazioni profilattiche e terapeutiche di alcuni modelli di ferri in lega disponibili sul mercato

Ferri a basculamento multidirezionale [28, 41].

I ferri “Full Rolling Motion” degli autori anglosassoni meritano una trattazione più particolareggiata nell'ambito dei ferri in lega, materiale nel quale i modelli attualmente disponibili sono allestiti. Mentre gli altri ferri in lega generalmente esistono o si possono allestire anche nella versione in ferro (vedi tabella 2), i ferri Equi+© e Springtop© vengono solo fabbricati in lega.

La loro funzione, come già accennato nel capitolo relativo ai criteri di pareggio e ferratura, è quella di diminuire le sollecitazioni articolari tanto nel piano sagittale quanto in quello frontale e diagonale (fig. 29).

Fig 29
Fig. 29 - Disegno del ferro ortopedico Equi+©
CA: centro articolare interfalangeo distale;
V: la sua proiezione;
EP: processo estensorio della IIIa falange;
CS: cresta semilunare;
F: la sua proiezioneSA: superficie (orizzontale) del ferro a contatto con il suolo;
BA: superficie inclinata di basculamento anteriore;
BL: superficie di basculamento laterale;
BP: superficie di basculamento posteriore;
SO: superficie orizzontale, in cui vengono praticati i fori per i chiodi, da ritagliare secondo il contorno dello zoccolo;
Considerando in particolare il modello Equi+© la funzione di basculamento viene favorita in tutti i sensi grazie ad una superficie di contatto del ferro con il terreno (fig. 29 SA) posta sotto il centro articolare interfalangeo distale, con intorno una superficie inclinata che forma delle zone di basculamento anteriori (BA), laterali (BL) e palmari (BP). Intorno a queste si trova una superficie orizzontale di spessore minimo (5 mm) (SO), nella quale vengono praticati i fori per le stampe in corrispondenza della linea bianca.

L'aggiustatura del ferro non prevede un suo modellamento come nelle ferrature classiche, ma semplicemente un'asportazione tramite trincetto delle porzioni debordanti il contorno dello zoccolo pareggiato.

Sembra utile una breve descrizione della tecnica d'applicazione che differisce per alcuni aspetti dalla ferratura ordinaria:

1. Pareggiare secondo i concetti del capitolo II.3.1.
In caso di arti con difetti d'appiombo rotazionale o latero-mediale, una valutazione radiologica, come previamente discusso, può essere utile, benché il tipo di ferro sembra poter compensare un certo grado d'errore di pareggio [41]. Il pareggio del fettone, particolarmente del suo apice, riveste una certa importanza perché questa struttura serve di referenza per centrare adeguatamente il ferro rispetto all'articolazione navicolo-corono-triangolare (I.F.D.).

2. Tracciare una linea sagittale dello zoccolo sulla faccia soleare del piede, usando come riferimento la lacuna mediana e l'apice del fettone e allineare la punta centrale del ferro con questa linea.

3. Piazzare il ferro in modo che la perpendicolare del centro articolare I.F.D. (fig. 29 V), che in un piede normale di medie dimensioni cade ± 1,5 cm palmare all'apice del fettone, coincida con il centro del semicerchio formato dall'orlo infero-interno della superficie SA.

4. Tracciare:

  • a) due linee sulla superficie inferiore del ferro in corrispondenza dei margini esterni delle lacune laterali del fettone;
  • b) una linea che contorni lo zoccolo sulla superficie superiore del ferro;
  • c) dei segni sulla superficie inferiore del ferro in corrispondenza della linea bianca in cui verranno praticati i fori per i chiodi; generalmente questi cadranno sulla superficie orizzontale periferica al piano inclinato SO; in piedi molto stretti questi possono cadere sul piano inclinato BL

5. asportare il materiale all'interno delle linee corrispondenti alle lacune laterali del fettone e all'esterno della linea di contorno dello zoccolo tramite trincetto. Praticare i fori (ø 4 mm) per i chiodi; rifinire gli spigoli vivi con qualche colpo di raspa.

6. Centrare bene il ferro come descritto prima e fissarlo al piede tramite chiodi di tipo PG (fig. 30). La loro testa piatta ed il fatto che la loro lama sia un po' inferiore nel diametro trasversale dei fori praticati sul ferro, permette un minimo d'elaterio del piede senza sollecitazioni sui chiodi e/o sulla muraglia.

Fig 30
Fig. 30
- a sinistra, chiodo normale;
- a destra, chiodo PG a testa piatta

Nella pratica gli Springtop© e gli Equi+© sembrano offrire vantaggi che vanno oltre a quelli constatati da Caudron, Serteyn et al. nella terapia della sindrome podo-trocleare:

  • a) il già citato uso di chiodi PG in fori di diametro leggermente grande, l'assenza di spigoli vivi che offrono resistenza a forze tangenziali, l'ampia superficie di contatto tra la muraglia, la suola e la faccia superiore del ferro, fanno sì che per una ferratura salda ci sia bisogno di pochi chiodi quanto meno di dimensioni ridotte che, inoltre, possono essere piazzati sempre nella zona di muraglia più appropriata, favorendo la qualità e l'aspetto di quest'ultima anche in piedi a muraglia debole;
  • b) la relativa facilità di consumo dei ferri nella loro parte anteriore aiuta a mantenere l'allineamento dell'asse digitale nel periodo che intercorre tra due ferrature;
  • c) il fatto che ogni ferro venga applicato ed adattato (rispettivamente centratura e sagomatura) specificatamente per ogni singolo piede in base al suo centro articolare, facilita un maggior equilibrio tra due anteriori angolati diversamente;
  • d) offrono un'ampia protezione della suola;
  • e) non presentano praticamente orlatura e, di conseguenza, difficilmente vengono strappati sotto l'azione di un altro arto (Foto 7).
     
Foto 7a
Foto 7b
Foto 7a veduta soleare
Foto 7b veduta laterale
Foto 7a-b Ferratura a basculamento multidirezionale (Springtop©)

 

Hans Castelijns D.V.M. - Certified Farrier
Medico Veterinario - Maniscalco

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